Classe 1938, per oltre sessant'anni ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell'atletica ma anche in quello del rugby. Stella d’argento al merito sportivo del Coni, è stato sui campi fino all'ultimo.
L’atletica è in lutto. Ieri è mancato Felicino Santangelo, conosciuto da tutti come Felix. Classe 1938, tecnico di lunghissima data del CUS Padova (ottenne il primo patentino a Formia nel 1964), Felix inizió i primi passi affiancando il goriziano Giordano Cumar, al tempo allenatore di Salvatore Morale, medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Tokyo ‘64. Da lì un incredibile ed ininterrotto percorso durato oltre sessant’anni.
Una presenza quotidiana agli impianti CUS di via Corrado, dove fino a pochi giorni prima dell’intervento al cuore subito si dedicava con la stessa passione di sempre alla guida di un gruppo di giovani mezzofondisti universitari, tra i quali i suoi due nipoti, Giacomo e Giovanni.
Allenatore di Gabriella Dorio dall’88 al ‘92, durante la sua carriera ha condotto numerosi atleti alla maglia azzurra. Ma al di là dei successi, il più grande e significativo pregio riconosciuto da tutti a Felix era la sua capacità di dedicarsi con le medesime energie e attenzioni a qualsiasi atleta decidesse di affidarsi a lui.
Il ricordo di Felix scorre veemente anche nel mondo rugbistico. Preparatore atletico dapprima del CUS Padova, con la squadra che in sei anni passò dalla serie C alla serie A, venne successivamente chiamato al Petrarca da Memo Geremia. Siamo negli anni ‘80 e il Petrarca di David Campese e Marzio Innocenti riuscì a conquistare cinque scudetti e una Coppa Italia. Felicino si guadagnò così anche l’attenzione dei vertici federali e fu chiamato a seguire la Nazionale dall’85 all’87, fino ai Mondiali in Nuova Zelanda.
Numerosi anche i riconoscimenti ricevuti: Stella d’argento al merito sportivo del Coni, assegnatagli nel 2009, e poi le Palme della federazione di atletica, di 1°, 2° e 3° grado. «Felicino è stata la prima persona che ho incontrato il primo giorno in cui sono entrato al CUS Padova», il ricordo del presidente Francesco Uguagliati. «È stato anche il mio primo allenatore e per tanti anni ha fatto parte in modo profondo della mia vita. Ci mancherà».
Ai famigliari, in particolare ai figli Cristina ed Enrico e ai nipoti Giacomo e Giovanni, vanno le più sentite condoglianze da parte del presidente del CUS Padova, Francesco Uguagliati, e dell’atletica veneta tutta.
Nelle foto Felicino Santangelo
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