Si è conclusa la prima stagione del progetto finanziato dall'Amministrazione Penitenziaria di Padova e che ha visto i tecnici del CUS organizzare 20 incontri per far scoprire e praticare il rugby a venti pazienti in ambito penitenziario.
Con la visione collettiva della partita del Sei Nazioni vinta dall’Italia contro la Scozia, si è conclusa la prima stagione del progetto “Rugby in carcere” finanziato dall'Amministrazione Penitenziaria di Padova, di cui capofila la UOC Tutela della Salute delle Persone con limitazione della libertà, e del quale il CUS Padova è ente partner di realizzazione.
L’iniziativa è stata ideata e condivisa dai due enti, sanità e area educativa del carcere locale e si è rivolta a venti utenti della sezione ICATT Custodia Attenuata della Casa circondariale di Padova. Il progetto, partito come annualità 2023, continuerà anche per le prossime due annualità. A partire dallo scorso dicembre, con cadenza bisettimanale, sono stati organizzati 20 incontri della durata di 2 ore ciascuno (nella foto a sinistra una fase di un allenamento). A questo si sono unite tre occasioni speciali, nelle quali i partecipanti hanno potuto guardare le partite dell’Italia del Sei Nazioni assieme ai tecnici del CUS. Il progetto ha come scopo principale quello di fornire ai pazienti in ambito penitenziario, con problematiche di dipendenza patologica, una risorsa per apprendere e canalizzare le proprie energie positive, attraverso un’attività sportiva nella quale il rispetto delle regole e dell'altro sono fondamentali.
Il responsabile tecnico è Vanni Zago (nella foto a sinistra con due partecipanti) che si è avvalso del supporto del preparatore atletico Maurizio Ercolino, assieme al quale ha tenuto una serie di lezioni sia in aula che in campo. Durante la prima fase, quella propedeutica all’attività, sono state fatte conoscere ai partecipanti le regole fondamentali e lo "spirito" del gioco del rugby, con particolare attenzione all'accettazione, al rispetto della regola e alla lealtà nella partecipazione. Quindi, sono stati insegnati i fondamentali e le tecniche di "affrontamento" e "evitamento", passo fondamentale per arrivare allo svolgimento di alcune gare di pratica e competizione interna.
La prima stagione del progetto è stata seguita passo dopo passo da Domenico Cucinotta, referente di area educativa della Casa circondariale di Padova, insieme alla referente di progetto per l'area sanitaria Franca Fazzini. È grazie all'impegno e alla fiducia garantita dall'Amministrazione Penitenziaria, dal Direttore dei Servizi Sociosanitari Dott.ssa Maria Chiara Corti e dal Direttore f.f. UOC Tutela della Salute della Persone con privazione della libertà Dott. Salvatore Lobello, che l'attività ha potuto realizzarsi. Il coordinatore del progetto, per il CUS Padova, è Silvio Decina: «I ragazzi hanno accolto con entusiasmo l'avvio del progetto, tanto che partendo da zero, a fine primo step, avevano appreso con una certa sicurezza le regole fondamentali del rugby», spiega Decina. «L'ultimo giorno abbiamo consegnato le t-shirt con il bucranio ad ogni atleta, dandoci un arrivederci a presto. Devo dire che nell'aria c'era molta emozione sia da parte dei partecipanti che da parte mia e di Vanni Zago. Ancora una volta il rugby ha ribadito la propria valenza educativa. L'obiettivo per il prossimo step sarà quello di migliorare e, perché no, sognare una gara con gli atleti del CUS».
Nella foto in alto Vanni Zago e Silvio Decina con alcuni partecipanti al progetto
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